Il 30 novembre 1935, scompariva Fernando Pessoa. Le sue spoglie riposano ora nel Pantheon di Lisbona dove una stele quadrangolare porta inciso il suo nome accanto a quelli di Alberto Caeiro, Ricardo Reis ed Alvaro de Campos. Un lato per ogni voce della poliedrica personalità di un unico grande poeta.
"Ricordo, così, quello che mi sembra sia stato il mio primo eteronimo o, meglio, il mio primo conoscente inesistente: un certo Chevalier de Pas di quando avevo sei anni, attraverso il quale scrivevo lettere a me stesso, e la cui figura, non del tutto vaga, ancora colpisce quella parte del mio affetto che confina con la nostalgia."
Pessoa perse il padre molto presto e la madre, dopo due anni di vedovanza, si risposò con il console di Portogallo a Durban, in Sudafrica. Fu uno studente brillante: la permanenza a Durban gli permise di interiorizzare la lingua madre, parlata in famiglia e di curare la pratica poetica dell'inglese che non abbandonò mai. Al suo ritorno in patria, fallito il progetto di una tipografia, Pessoa si adattò a tradurre lettere commerciali per alcune ditte e a scrivere sporadici articoli giornalistici.
La sua fu una vita grigia, caratterizzata da una profonda solitudine affettiva, dalla penuria economica e dal vizio del bere... contrapposta, però, ad un'esistenza interiore vivacissima ed in continua evoluzione. Il giorno "trionfale" dei 47 anni di Pessoa giunse l'8 marzo 1914, data di nascita dell'eteronimo Alberto Caeiro, il "maestro". Seguirono ben presto il classicista Ricardo Reis e il futurista Alvaro de Campos. Attraverso le voci di questi interlocutori inventati, ognuno dei quali possedeva un aspetto fisico, un temperamento e un proprio stile ben definito, il poeta riuscì ad esprimere ogni sfumatura della sua complessa personalità: egli li vedeva davanti a sè e li ascoltava, li sentiva, li amava. Gli eteronomi furono il tentativo di superare i limiti dell'unicità dell'essere creando un' originale esperienza poetica: Pessoa era circondato da figure create dalla sua immaginazione, per ora se ne contano ventiquattro, ma lasciò una tale quantità di scritti che ancora non esiste un censimento definitivo. Malgrado non fosse estraneo all'ambiente letterario dell'epoca, furono le sue "creature" ad accompagnarlo fino all'ultimo giorno e ad interferire con il suo modo di vivere: anche quando si innamorò di una giovane dattilografa, Alvaro de Campos si intromise chiedendole come potesse fidarsi di un uomo mediocre come Fernando Pessoa... lei cercò di restare al gioco, ma il triangolo fatalmente si spezzò.
Antonio Tabucchi, uno dei suoi più appassionati studiosi, ha recentemente pubblicato per Feltrinelli "Il poeta è un fingitore", una preziosa raccolta di duecento citazioni tratte dagli scritti delle maggiori voci di Pessoa: una breve prefazione e nessun commento, forse il modo migliore di accostarsi all'arte ed al pensiero di uno straordinario autore.