Quando Neruda scrisse in "Confesso che ho vissuto" il timore di vedere morire i suoi versi in un mondo di troppi poeti e pochi lettori, di certo non poteva immaginare la straordinaria forza divulgatrice del web... nè l'accortezza da parte di alcune case editrici di stampare testi immortali ad un prezzo ragionevole. E da un piccolo volume edito da Tea, "Poesie erotiche (Il fromboliere entusiasta)" è tratta questa lirica. Parole scritte in gioventù, che il poeta non volle pubblicare prima del 1933 perchè considerate inadeguate rispetto all'arte della maturità, ma che proprio per questo motivo io amo di più. Desiderio e passione, sicuramente, ma soprattutto l'emozione di uno scambio: il maschio e la femmina che nella loro più nuda sostanzialità si ricevono, nella loro assoluta complementarietà, si danno.
Canzone del maschio e della femmina!
La frutta dei secoli
che spreme il suo succo
nelle nostre vene.
La mia anima che si riversa nella tua carne distesa
per uscire da te più buona,
il cuore che si spande
si stira come una pantera,
e la mia vita, ridotta a schegge, che si annoda
a te come alla luce delle stelle!
Mi ricevi
come la vela il vento.
Ti ricevo
come il solco la semina.
Dormi sui miei dolori
se i miei dolori non ti bruciano,
legati alle mie ali,
che forse le mie ali ti porteranno,
raddrizza i miei desideri,
che forse compiangi la loro lotta.
Tu sei l'unica cosa che ho
da quando ho perso la mia tristezza!
Squarciami come una spada
o ricevimi come un'antenna!
Baciami,
mordimi,
incendiami,
che io vengo sulla terra
solo per il naufragio dei miei occhi di maschio
nell'acqua infinita dei tuoi occhi di femmina!
Pablo Neruda