"Tra gli esseri umani, mormora Osip, accade come nella poesia quando riconosci la parola predestinata ai versi: nella tua vita entra una persona che non avevi mai visto prima, ma è come se avessi sempre avuto il suo viso accanto."
Osip è il nome di battesimo del poeta russo Mandel'štam; la persona che entra nella sua vita, come la parola giusta nei versi di una poesia, è Nadežda Chazina , sua moglie. La loro storia si legge come un romanzo, ma è una storia vera: Elisabetta Rasy, con "La scienza degli addii" ha svaligiato le biblioteche per consegnarci, in una narrazione scorrevole e avvincente, la vita spezzata di due amanti, l'odio feroce della guerra civile.
Nadežda, giovane e fragile borghese un po' viziata, incontra Osip nel 1919 in un ritrovo di giovani artisti e, a dispetto degli abiti che gli pendono addosso e dell'aria trascurata di chi ha sempre la testa altrove, viene conquistata dalla sua voce e dalle parole. Parole che non ha mai sentito, parole di poeta. Mentre la Russia, giorno dopo giorno si sfascia sotto i colpi della rivoluzione, il loro amore cresce, si fortifica e si unisce alla poesia, vissuta come un avvenimento costante e necessario, unica ricchezza e, soprattutto, unica forma di libertà. Con l'inasprirsi della dittatura staliniana, Mandel'štam verrà deportato in Siberia e non tornerà più. Nadežda, esile e vulnerabile solo in apparenza, nascondendo, ricopiando e distribuendo per anni i versi di Osip, ne diventerà la memoria, donando alla sua voce il suono dell'immortalità.
"Sappi che mormoro, e che mormorando ti affido al raggio che dura in eterno, bambina mia"