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Angelo Branduardi alla Fiera... del libro!
Di Alessandra Mazzucco (del 01/01/2008 @ 23:28:18, in Gli Indelebili, linkato 6101 volte)

Torino, 11 maggio 2007 

Alla Fiera del Libro si è svolta un'interessante conversazione tra Angelo Branduardi e Massimo Bernardini: 

FUTURO ANTICO "ALLE SORGENTI DELLA MUSICA" 

La musica, prima della parola. Così Angelo ha aperto la custodia del suo violino e ha riempito di note lo spazio della Fiera dedicato agli artisti.
"Cominciamo bene" ha detto qualcuno, e in tanti, come ad un richiamo, si sono fermati ad ascoltare.      
Quando poi si è seduto per chiacchierare con Bernardini, giornalista della Rai, alle loro spalle è comparso l'ormai famoso quadro di Tiziano, Concerto Campestre, che ha dato il via ad un interessante e divertente scambio di battute. Angelo ha ribadito la sua estrema soddisfazione nel vedersi in un dipinto del '500 e ha affermato che probababilmente ha "ammorbato" generazioni, non solo negli ultimi tempi, ma nei secoli : - )
Insieme hanno analizzato il dipinto cercando di immaginare cosa si stiano dicendo i due musicisti rappresentati: sono nate ipotesi "spirituali" del tipo: -Quale melodia stai suonando?- E "profane" come: -Ma queste due ci stanno?- Riferito alle fanciulle che completano il quadro. Questo è servito ad introdurre l'origine della musica: il congiungersi di sacro e profano sono una delle caratteristiche principali di questa forma d'arte. Angelo ha parlato degli sciamani, i primi musicisti nella storia dell'uomo e della "forma", la parola, le tecniche, i virtuosismi... Quando si sono sviluppate le forme è iniziato il grande progresso della musica occidentale e, come conseguenza, la fine della cultura popolare.
Bernardini ha sottolineato alcune caratteristiche di Branduardi, contrapponendo il suo stile a quello di altri artisti: il fatto che lui, al contrario degli altri cantautori, non parli di se stesso, ma scriva musica "su commissione", come nel caso dell'Infinitamente Piccolo o componga musica sui testi di Dante, Yeats, Esenin... e che il suo successo sia internazionale.
Angelo ha risposto così: "Molti colleghi partono dalle parole. Io lascio fluire la mia creatività con disciplina e riverso con dignità le mie "viscere". Non ho mai voluto seccare la gente con le mie storie d'amore. Mi sono impossessato di testi altrui perchè volevo essere loro, perchè il loro modo di dire, in quelle poesie, significava tutto il mondo che avevo dentro e non sarei mai stato capace di esprimere. Una poesia è già forma musicale, però questa è la teoria io sono passato alla pratica e non me ne pento. Sono stato di volta in volta Yeats, Dante, Francesco d'Assisi e tutti gli altri che ho voluto incarnare. Gli altri seguono un'altra strada. E' una via diversa, io non sono per tutti. Non interpreto ciò che è, non mi interessa, io interpreto la realtà come vorrei che fosse. Quello che io vedo al di là del muro, c'è chi capisce e chi no. Un artista non può essere uomo per tutte le stagioni, quella è la pizza."
E ha infine spiegato il suo successo internazionale facendo un paragone con Eros Ramazzotti: due italiani completamente diversi, uno amato per l'arte del "bel canto", l'altro perchè nell'immaginario incarna l'uomo rinascimentale, quello del quadro ; - ) per cui la lingua passa in secondo piano. Pur avendo cantato in francese, inglese, tedesco, non sono importanti le parole: è la musica che conta, l'unica capace ad abbattere le barriere linguistiche.
Insomma: come Branduardi c'è solo Branduardi e, come l'aglio, c'è chi lo ama e c'è chi lo odia. Siamo in tanti ad amarlo e lui lo sa : - )