Talvolta la nostalgia sovrasta il ricordo e lo abbellisce di tinte sfolgoranti per lasciarlo meglio impresso nella mente. De Andrè sa di primavere lontane, accordi di chitarra provati e riprovati, cori improvvisati. Sa di erba appena tagliata, pioggia e fango, fuoco crepitante. Sa di quel tempo in cui il tempo non passava mai e sul più bello passava troppo in fretta. Sa di quando ogni sogno pareva possibile e le bocche, timorose, si schiudevano improvvise senza pudore: "dammi quello che vuoi, io quel che posso..."
>
Se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe il regno dei ragni cucirebbe la pelle e la luna tesserebbe i capelli e il viso e il polline di Dio di Dio il sorriso.
Ti ho trovata lungo il fiume che suonavi una foglia di fiore che cantavi parole leggere, parole d'amore ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.
Rosa gialla rosa di rame mai ballato così a lungo lungo il filo della notte sulle pietre del giorno io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino alla fine siamo caduti sopra il fieno.
Persa per molto persa per poco presa sul serio presa per gioco non c'è stato molto da dire o da pensare la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera spettinata da tutti i venti della sera.
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia Signora Libertà Signorina Fantasia così preziosa come il vino così gratis come la tristezza con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.
T'ho incrociata alla stazione che inseguivi il tuo profumo presa in trappola da un tailleur grigio fumo i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino camminavi fianco a fianco al tuo assassino.
Ma se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe il regno dei ragni cucirebbe la pelle e la luna tesserebbe i capelli e il viso e il polline di Dio di Dio il sorriso.