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Sergej Esenin e Isadora Duncan: il nostro sogno infranto
Di Alessandra Mazzucco (del 17/10/2008 @ 20:10:26, in I Sognatori, linkato 3848 volte)

Isadora: " Ricordo quando ti ho visto per la prima volta. Avevi 27 anni e una bellezza che incantava..."

Sergej: " E tu eri piccola e rotonda... irresistibile. Chissà perchè quel vezzo di abbassarti l'età: erano 45, non 37... 45 anni di fascino travolgente." 

Isadora: "Sì, avevo appena ricominciato a vivere. I miei bambini... Ero con loro e con Singer, sai, quello delle macchine da cucire. Era innamorato di me, voleva sposarmi e siamo andati a festeggiare tutti insieme in una pasticceria di Parigi. Poi ho lasciato i bambini con la governante e l'autista, dovevano tornare a casa. Hanno detto che a un certo punto il motore si è spento l'autista è sceso per girare la manovella, ma non ha tirato il freno a mano e l'auto... l'auto è finita nella Senna, con dentro i bambini. I miei bambini. Non so come ho fatto a sopravvivere, sono stati anni terribili."
 
Sergej: "Lo immagino... Poi è arrivata l'occasione di portare la tua danza in Russia. Che momenti grandiosi: tu danzavi scalza, avvolta in pochi veli... seguivi la musica o era la musica che seguiva te? Eri tu la musica, eri natura, eri poesia..."
 
Isadora: " Poesia... scrivevi versi che io capivo a malapena, ma era la tua voce ad esaltarmi, la tua sensualità a farmi muovere ovunque, anche sopra i tavoli, vinta dalla passione. Ricordi quanto ridevamo quando qualche benpensante scandalizzato ci cacciava dai locali? Per te ho perso la testa, il cuore e tutto ciò che avevo. Ti ho sposato, proprio io, che non avevo mai voluto un marito tra i piedi... Ma tu, Sergej, mi hai amata davvero?"
 
Sergej: " Credo di sì. Non riuscivo a stare senza di te. Lo so, spesso mi ubriacavo, diventavo violento, ti picchiavo...  Ero fatto così. Avevo in testa mille preoccupazioni per il mio paese: stava cambiando e io dovevo esserci. Ero inquieto, insoddisfatto, non capivo la tua lingua. Quando mi hai portato in America mi sono sentito a disagio: lì non ero nessuno, solo "il marito russo della Duncan" e i pigiami di seta, gli abiti costosi, non mi bastavano più. Hai fatto di tutto per farmi restare, ma io avevo bisogno della mia gente, della mia patria."
 
Isadora: " Eri un'anima in pena, proprio come me. L'amore non è servito a guarire le nostre ferite, a tenerci uniti. In Russia non è andata come speravo: mi avevano promesso una scuola di ballo da dirigere a Mosca, avrei voluto portare la mia arte alle piccole figlie della rivoluzione, avrei voluto danzare per il popolo che non aveva denaro per assistere ad uno spettacolo... ma non è successo. Neanche io potevo restare nel tuo paese."
 
Sergej: " Così è finita. Ho avuto altri amori, ma nessuno mi ha salvato."
 
Isadora: " L'ho letto sui giornali. La morte. E' stata lei a salvarti, stringendoti le mani intorno al collo. Dicono che forse non l'hai cercata, che qualcuno l'ha fatto per te."
 
Sergej: " Oh, non è importante... ho trovato la pace. So che due anni dopo è successo anche a te. La morte è arrivata e ti ha stretto il collo. Ma come hai potuto essere così ingenua da lasciar svolazzare una sciarpa tanto lunga da infilarsi tra le ruote dell'auto?  L'avrai mica fatto apposta...?"
 
Isadora: " Oh, non è importante. Ho trovato la pace."
 
 
Dialogo liberamente tratto dai testi biografici:
"La mia vita"  I. Duncan  Dino Audino Editore
"Poesie e Poemetti"  S. Esenin a cura di E. Bazzarelli  Ed. Bur