E' inverno per Ricardo Reis
"Una volta apparso Alberto Caeiro, cercai subito - in modo istintivo e cosciente - di scovargli dei discepoli". Così nel mondo degli eteronomi di Pessoa, spuntò Ricardo Reis E' un medico portoghese che, dopo l'avvento della Repubblica, viene esiliato in Brasile a causa delle sue preferenze monarchiche. Studiando dai gesuiti ha conseguito un'ottima formazione classica che, unita al naturale talento poetico, lo rende un autore dall'attento controllo stilistico. Il suo modello è Orazio, ma più che esaltare l'ideale epicureo del godimento dei piaceri della vita e del "carpe diem" che permette di coglierli nel momento stesso in cui si presentano, Reis si preoccupa costantentemente della paura della sofferenza che lo spinge a reprimere ogni forte sentimento e adattarsi ad una esistenza di mediocrità. In questa lirica l'arrivo di una stagione triste è inevitabile, ma non c'è rimpianto per ciò che è stato. "Quel che sentiamo, non quel che è sentito, è quel che abbiamo" ecco perchè conviene accettare il presente che ci viene assegnato, purchè la nostra ragione resti vigile e non patisca la distruzione dell'inverno. Che sia attraverso il cuore o l'intelletto, dobbiamo essere grati per questa breve vita.
Non so di chi ricordo il mio passato che altro fui quando fui, né mi conosco come se con la mia anima sentissi quell'anima che nel sentire ricordo. Da un giorno all'altro ci lasciamo. Nulla di vero a noi ci unisce - siamo chi siamo, e chi siamo stati fu cosa vista da dentro. Quel che sentiamo, non quel che è sentito, è quel che abbiamo. Quindi, l'inverno triste accogliamolo come destino. Ci sia inverno sulla terra, non nella mente. E, amore ad amore, o libro a libro, amiamo il nostro teschio breve. Ricardo Reis
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