L'invidia. Prima o poi tutti la provano, ma è un sentimento così balordo che spesso non si ammette neanche con se stessi. Whitman l'ha vissuta e raccontata.
Non si tratta di un'invidia malvagia o vendicativa e non riguarda il desiderio smisurato di prestigio nè di ricchezza. Complicità, costanza, fedeltà, "senza mai cedere per lunghi e lunghi anni"... l'amore che certe coppie riescono a difendere a dispetto di ogni avvenimento: questo è ciò che il poeta vorrebbe per sè. Non potendolo avere, non riesce a tollerarlo negli altri. Cambia d'umore, diventa pensoso, se ne va via... Possiamo dargli torto?
Quando esamino la gloria conquistata dagli eroi, o le
vittorie dei potenti generali, io non invidio affatto
i generali,
nè il Presidente con le sue funzioni, nè il ricco nel suo
nobile palazzo,
ma quando sento dell'intimità degli amanti, di come
stavano insieme,
di come trascorrevano la vita, affrontando ostilità e
pericoli, senza mai cedere per lunghi e lunghi anni,
in giovinezza, maturità e vecchiaia, di come furono
costanti, fedeli, affezionati,
allora mi faccio pensoso, e mi allontano in fretta, tutto
pieno della più amara invidia.
WHEN I peruse the conquer'd fame of heroes and the
victories of mighty generals, I do not envy the
generals,
Not the President in his Presidency, nor the rich in his
great house,
But when I hear of the brotherhood of lovers, how it was
with them,
How together through life, through dangers, odium,
unchanging, long and long,
Through youth and through middle and old age, how
unfaltering, how affectionate and faithful they were,
Then I am pensive - I hastly walk away fill'd with the
bitterest envy.
Walt Whitman
Dipinto: "Gli amanti" A.Venturi