Questi versi sono stati scritti tra il 1925 e il 1928 e fanno parte di una raccolta che originariamente doveva essere registrata su disco. La tematica è incentrata sulla disumanizzazione, il vuoto e l'anonimato della vita nelle grandi città, già in atto in quell'epoca. La voce femminile è sicura, sa qual è l'obiettivo da perseguire e come raggiungerlo: la bellezza, prima di tutto. Nessuno sforzo, nessun tormento, nessuna passione: tutti sanno quanto segnino un viso. L' ideale è una giusta via di mezzo, che preservi la pelle luminosa e giovane. Brecth ne prende atto, non si sogna nemmeno di accusare o di inveire, gli basta una piccola frase tra parentesi, l'ultima: signorile stilettata.
Io so quello che mi serve.
Basta che mi guardi nello specchio
e noto che devo
dormire di più; l'uomo
che ho, mi rovina.
Quando mi sento cantare, dico:
oggi sono allegra; questo fa bene
alla carnagione.
Faccio di tutto
per restare fresca e soda,
non farò sforzi: perchè
vengono le rughe.
Non ho niente da regalare, ma
me la cavo con la mia razione.
Mangio con cautela; vivo
lentamente; sono
per il giusto mezzo.
(Così ho visto sforzarsi la gente.)
Bertold Brecht
Dipinto: "Giovane donna allo specchio" Balthus
"Qual è il colore del vento?"... di Alessandra Mazzucco
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Pungente Brecht: "Io so quello che mi serve"
Di Alessandra Mazzucco (del 28/02/2008 @ 22:25:15, in Sguardi beffardi, linkato 5756 volte)
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