Il canto degli Indiani d'America non si è spento, la sua musica cadenzata non ha mai smesso di suonare... e a volte giunge fino a noi.
Nel 1968, mentre in Italia scoppiava la rivolta studentesca, dall'altra parte del mondo nasceva il Movimento degli Indiani d'America, organizzazione nata per offrire sostegno sociale e legale ai discendenti delle antiche tribù. Leonard Peltier fu uno dei fondatori del Movimento, che quando riuscì a stabilire un'alleanza tra i tradizionalisti e gli innovatori, divenne uno degli strumenti di lotta e di rinascita spirituale tra i più vigorosi del popolo indiano. Forse troppo vigoroso... Accadde infatti che mentre indagava su una misteriosa serie di delitti avvenuti tra gli indiani della riserva di Pine Ridge, nel South Dakota, Peltier fu ingiustamente accusato di omicidio e condannato all'ergastolo. Era il 1976. Da quell'anno, governi e associazioni di tutto il mondo chiedono la revisione del processo, che però non è ancora avvenuta.
"La voce indiana" è la voce di un'intera stirpe, un grido che si alza con dolore contro l'indifferenza e l'ingiustizia.
Io sono la Voce indiana.
Voglio che mi sentano in tutti i nostri territori.
Da duecento anni sono prigioniero di guerra
nella mia terra.
Sono prigioniero dell'odio e dell'avidità,
della menzogna e del pregiudizio,
dell'indifferenza e dell'ignoranza,
dell'ingiustizia
degli uomini che schiacciarono
con la forza del loro numero me e il mio Popolo,
da quando scesero sulle mie spiagge
e invasero la mia terra nativa.
Imposero a me
la loro società, la loro religione, le loro leggi,
ed è per questo che la mia gente
ora è ridotta a meno di quanto era,
quando con false promesse vennero
per la prima volta sulle nostre spiagge.
Io sono la Voce Indiana collettiva
e grido forte dalle milioni di tombe
di spiriti senza pace
e milioni sono le grida che si alzano
e chiedono:
Dov'è il mio futuro?
A chi appartiene?
Appartiene al mio popolo?
Ci sarà felicità sulla terra
che per diritto è mia?
Leonard Peltier
Dipinto di Leonard Peltier
in ricordo del massacro di Wounded Knee avvenuto nel 1890
All'inizio è la melodia che conquista. Quelle parole che scivolano roche sulle corde della chitarra. Poi però la musica cresce fino a perdersi nelle note malinconiche di un' armonica. E allora viene voglia di capire cosa dicono quelle parole, che fine hanno fatto quei "fratelli di sangue", cantati così intensamente...
Ci siamo perduti rincorrendo i nostri sogni e chissà se ne è valsa la pena. Mi sono ritrovato a correre verso non si sa bene dove e all'improvviso mi sono accorto di correre da solo, senza nessuno al mio fianco.
Ma si può recuperare tutto il tempo che abbiamo perso? Oltre ai nostri sogni, quanto avrà frantumato, di noi due, la vita?
Forse non ci sarà una risposta, ma se guardo verso il cielo credo di capire... di capire che tutto ciò che siamo stati insieme è dentro di me, per sempre, mio fratello di sangue.
Fino all'ultimo ci siamo sentiti come il re della montagna
Ma le amarezze del mondo sono arrivate all'improvviso, ed eravamo donne e uomini
Ora ci sono così tanti ricordi che svaniscono nel tempo e nella memoria
Abbiamo le nostre strade da percorrere e occasioni da sfruttare
Stavamo fianco a fianco e ognuno lottava per l'altro
Dicevamo che saremmo stati per sempre, fino alla morte, fratelli di sangue
Ora la durezza di questo mondo frantuma lentamente i tuoi sogni
Trasformando le nostre promesse nella buffonata di uno sciocco
E quello che una volta sembrava bianco o nero, ora sfuma in tante tonalità di grigio
Ci perdiamo nel lavoro, nel lavoro da fare e nei conti da pagare
E' solo una corsa, una corsa, una corsa, senza nessuno che ti protegga
Se nessuno corre al tuo fianco, mio fratello di sangue
Attraverso le case del passato inerte c'è chi è caduto sul suo percorso
Muovendosi sempre avanti, senza mai guardare indietro
Ora non so come mi sento, come mi sento questa notte
Non so se sono caduto nell'ingranaggio, se ho perso oppure acquistato la vista
Non so ancora perchè, non so perchè ti ho chiamato
O se qualcosa di tutto questo in fondo abbia ancora importanza
Ma le stelle brillano piene di luce come un mistero rivelato
Continuerò il mio viaggio attraverso l'oscurità con te nel mio cuore
Mio fratello di sangue
Bruce Springsteen
In italiano il suo nome si pronuncia " visluava scimborska" è una poetessa dei giorni nostri, polacca, vincitrice di un premio Nobel. Eppure, chi non è proprio appassionato di poesia, è difficile che conosca i suoi versi. Un peccato.
Nasce nel 1923, la sua famiglia presto si trasferisce a Cracovia, sua attuale residenza e trascorre la giovinezza, come la maggior parte dei giovani scrittori dell'epoca, aderendo all'ideologia comunista polacca. Nelle sue prime opere l'influenza politica è notevole, ma in seguito la delusione per una fede giovanile mal riposta, la porterà a ricordare quel periodo con dure parole: "Ho fatto parte di una generazione che ha creduto. Io credevo. Svolgevo i miei compiti in versi con il convincimento di far bene. E' stata la peggiore esperienza della mia vita." In ogni caso Wislawa Szymborska non ama parlare di sè: la sua è una vita "privata", che non cede a scandali nè pettegolezzi. Molto meglio parlare delle sue poesie, che Adelphi ha di recente riproposto in una raccolta di scritti pubblicati tra il 1957 e il 1993 dal titolo "Vista con granello di sabbia". La veste editoriale è quella che caratterizza i romanzi della raffinata casa editrice e sfogliando le pagine la sensazione è quella di leggere brevi racconti, punti di vista, quelli dell'autrice, semplici da comprendere e ricchi di spunti da approfondire nel proprio pensiero. Il linguaggio immediato, spesso velato di sottile ironia, conquista all'istante, anche perchè non pretende di offrire risposte, ma pone domande continue affrontando ogni argomento, anche il più doloroso, senza mai cedere all'angoscia e alla disperazione.
Pietro Marchesani, curatore del volume, osserva come "l'incanto" sia il segreto della poetessa:
"E proprio l'incanto con cui sa guardare quell'universo ha il potere di renderlo più sopportabile e lieve."
Lasciamoci allora incantare dai versi di Wislawa Szymborska...
"Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l'inimmaginabile
è immaginabile."
Quando, nel 1860, Whitman pubblico' la sezione "Calamus", da cui sono tratti questi versi, la società borghese di Inghilterra e Stati Uniti grido' allo scandalo per la presunta omosessualità del poeta. Quello che si puo' dire ora, a distanza di tempo e di aperture mentali, è molto semplice: Whitman, in poche ed efficaci parole, sa descrivere le sensazioni profonde a cui spesso non si sa che nome dare... E calandosi nella sua poesia, diventa assolutamente superfluo conoscere il sesso di chi provocava in lui quel "sottile fuoco elettrico".
O tu a cui spesso mi avvicino silenzioso, per poter stare
con te là dove sei,
Quando cammino a fianco a te per strada, o ti siedo accanto,
o quando resto assieme a te in una stanza,
Tu poco sai del fuoco che sottile, elettrico, per amor tuo
guizzando mi percorre.
O YOU whom I often and silently come where you are
that I may be with you,
As I walk by your side or sit near, or remain in the same
room with you,
Little you know the subtle electric fire that for your sake
is playing within me.
Walt Whitman
Dipinto: "Uomo fulmine" di I.Tirelli
Disperazione incontrollabile nei versi di Whitman, poeta solitamente gioioso ed entusiasta. Lacrime liberatorie per un dolore che, celato con dignità durante il giorno, non attende che la notte per erompere senza più ritegno.
Lacrime! lacrime! lacrime!
Lacrime notturne in solitudine,
Cadono a goccia a goccia sulla bianca spiaggia, e la sabbia le assorbe,
Lacrime, non c'è luce di stelle, desolate tenebre soltanto,
Umide lacrime dagli occhi di una testa velata.
Oh, chi è quello spettro? Quella figura che lacrima nel buio, chi è mai?
Che massa informe è quella, china, acquattata laggiù sulla sabbia?
Flusso di lacrime, singhiozzi e lacrime, spasimi, soffocati da grida selvagge.
Oh, tempesta dalle forme umane, che ti alzi e avanzi a passo svelto lungo la spiaggia!
Oh, fosca e violenta bufera notturna - oh, scoppio disperato!
Ombra cosi' posata e dignitosa di giorno, col viso calmo e il passo regolare,
Come ti lasci andare poi di notte, quando nessuno vede - oh, allora l'oceano incontenibile,
Di lacrime! lacrime! lacrime!
TEARS! tears! tears!
In the night, in solitude, tears,
On the white shore dripping, dripping, suck'd in by the sand,
Tears, not a star shining, all dark and desolate,
Moist tears from the eyes of a muffled head;
O who is that ghost? that form in the dark, with tears?
What shapeless lump is that, bent, crouch'd there on the sand?
Streaming tears, sobbing tears, throes, choked with wild cries;
O storm, emboiled, rising, careering with swift steps along the beach!
O wild and dismal night storm, with wind - O belching and desperate!
O shade so sedate and decorous by day, with calm countenance and regulated pace,
But away at night as you fly, none looking - O then the unloosen'd ocean,
Of tears! tears! tears!
Walt Whitman
Dipinto: La notte prima di Scannabue