Un suggestivo brano musicale, racconta di un pescatore che scopre un' isola nascosta e meravigliosa. Torna verso casa convinto di poterla un giorno rivedere, ma non riuscirà più a trovare la strada: l'isola sarà perduta per sempre... A Lee Masters capitò proprio così: inseguì la poesia per tutta la vita e la trovò. Scrisse il suo capolavoro "Antologia di Spoon River" in pochi mesi, a quarantacinque anni, ottenendo un successo clamoroso, ma nonostante l'impegno e le numerose produzioni successive, non riuscì più a raggiungere lo stesso prodigio di parole e ispirazioni. Nel suo libro di memorie il figlio Hilary ricorda come a volte sorprendesse il padre "mentre leggeva e rileggeva le sue poesie e le sue pagine di prosa, quasi cercasse di scoprire come aveva fatto a scriverle"... Lee Masters in effetti era un avvocato, almeno durante il giorno, perchè la notte era dedicata alla poesia e la passione per la letteratura lo spinse fin da ragazzo a studiare da autodidatta, scrivere e leggere di tutto. Il suo grande momento giunse quando il direttore di un noto giornale gli consigliò un libro di epitaffi greci, l' Antologia Palatina, ma anche grazie ad una visita della madre con cui rievocò l'infanzia e l'adolescenza vissute tra le praterie del Mid-West.
I personaggi descritti dal poeta sono concreti, hanno voci con cui si entra facilmente in empatia perchè abbracciano ogni sfumatura di sentimento, dal più nobile al più miserabile, in una serie di rivelazioni e di intrecci che a mano a mano che si scoprono sorprendono e colpiscono con disarmante umanità.
Malgrado l' entusiasmo con cui anche in Europa venne accolta l' Antologia di Spoon River, il suo autore negli ultimi anni riuscì a sopravvivere grazie ai prestiti di pochi amici e a qualche conferenza. Si spense nel 1950, sulla sua lapide sono incisi questi versi:
I suoi versi.
"Buoni amici andiamo nei campi.
Dopo un po' di passeggio col vostro permesso
vorrei dormire. Non c'è cosa più dolce
nè più benigno destino che il sonno.
Non sono che il sogno di un sonno benigno.
Andiamo a passeggio e ascoltiamo l'allodola".
I suoi versi.
Caro cuore spezzato, torturato da mille spot dai rossi cuoricini palpitanti, da carrellate di canzoni d'amore in ogni radio, da rubriche sugli innamorati persino nei tg... coraggio: so cosa ti serve per (ri)- scendere dal pero... e trasformarti in una superskiantona dal radioso futuro Se hai il cuore spezzato significa che la tua storia d'amore ha toccato il fondo, anzi, è scesa ancora più giù. Probabilmente quell'adorabile verme a cui continui a pensare ti ha lasciata o, peggio ancora, ti ha costretta a lasciarlo e fa male, malissimo, da urlare, spaccare tutto... poi chiudersi in casa e non voler più esistere. Che prima o poi capita a tutti te l'hanno già detto in cinquemila (a proposito, anche quella stragnocca di Nicole Kidman è stata lasciata) e che è il tempo a guarire le ferite lo sai a memoria e caveresti un occhio a chi te lo ricorda.
Allora, che vogliamo fare? Preferisci avere quell'aria da ameba malriuscita per i prossimi dieci mesi (hai idea di quante splendide occasioni rischi di perderti in tutto quel tempo???) oppure vogliamo affrettare un po' il percorso di disintossicazione? So già cosa risponderai: "Ameba sarai tu! Non puoi capire quanto sto male", ma continuerai a leggere perchè faresti qualunque cosa per star meglio, quindi, procediamo.
Innanzi tutto il tuo sogno d'amore si è infranto perchè, dentro di te lo sai benissimo, l'amore a volte finisce senza nessun motivo. E' inutile che ti scervelli a pensare e ripensare dove hai sbagliato, perchè non hai sbagliato proprio niente: sei stata te stessa, siete stati molto bene insieme, ma è finita. Inutile anche continuare ad insultare mentalmente il povero verme, sì, può un po' sollevarti scrivere tutte quelle parolacce sopra le sue foto o regalargli l'abbonamento a una rivista gay, ma parliamoci chiaro: la soddisfazione dura poco, devi proprio togliertelo dalla testa.
Allora, appena raggiungi uno stato di relativa calma, anzichè affondare il cucchiaio nel centesimo barattolo di Nutella, esci (non importa se hai gli occhi gonfi e sembri un cadavere, bastano un velo di fard e un lucidalabbra) ed entra in una libreria.
Lì, se non l'hanno ancora esaurito (sarebbe davvero troppo, ma forse è il caso di informarsi prima di fare tutto quello sforzo per uscire) troverai "Inutile piangere sul cuore spezzato" scritto da Greg Behrendt (sì, è lui, proprio quello di "Non gli piaci abbastanza" e Amiira Ruotola Behrendt, edito da Salani. I due autori hanno vissuto quello che sta capitando a te e spiegano come ne sono venuti fuori. Hanno un modo simpatico e schietto per cercare di impedire gli errori che potresti commettere con il tuo ex: è molto probabile che in alcuni brani ci sia scritto esattamente quello hai voglia di fare, ma è meglio che tu non faccia e, soprattutto, offre delle formidabili dritte per archiviare definitivamente il povero verme e diventare la superskiantona di cui parlavo prima.
Senti, sarò sincera: lo sappiamo tutte e due che un libro, da solo, non può fare miracoli: forse lo leggerai e per un po' non cambierà niente, ma sfoglialo nei momenti più duri (ad esempio al posto di quelle telefonate con il numero nascosto che ti scappano ogni tanto) ed abbi fiducia in te stessa, perchè un libro da solo no, ma tu e un libro è un altro discorso
P.S.
Se davvero non ce la fai a raggiungere una libreria, ti ho aggiunto il link per ordinarlo online, ma per favore, vacci piano con la Nutella...
"Ognuno di noi è più di uno, è molti, è una prolissità di se stesso" diceva Pessoa, ma quando ci riveliamo agli altri, facciamolo sempre con estrema cautela. Mostriamoci agli occhi dei nostri simili come un giardino fiorito, allegro, curato... e facciamo in modo che erbe e fiori spontanei crescano solo in un punto nascosto, che nessuno può vedere...
E' curioso che un consiglio simile giunga proprio da chi ha manifestato al mondo intero le svariate sfaccettature della propria anima, eppure forse proprio l'aver svelato tanto di sè ha portato Pessoa ad un'estrema consapevolezza: meglio affidarsi al sogno, piuttosto che alla speranza di essere compresi.
Consiglio
Cingi di grandi muri chi ti sogni.
Quindi, dove è visibile il giardino
attraverso il portone dalla grata cortese,
poni tutti i fiori più allegri,
perchè ti conoscano soltanto così.
Ove nessuno lo vede non porre più nulla.
Traccia aiuole come quelle degli altri,
dove gli sguardi possano intravedere
il tuo giardino come glielo mostri.
Ma dove è tuo, e mai nessuno lo vede,
lascia crescere i fiori che spuntano da terra
e lascia sorgere le erbe naturalmente.
Fa di te un doppio essere custodito;
e che nessuno, che veda e fissi, possa
conoscere più di un giardino di quel che sei
un giardino ostensivo e riservato,
dietro il quale il fiore spontaneo carezza
l'erba così povera che neppure tu la vedi...
Dicono?
Dimenticano.
Non dicono?
Han detto.
Fanno?
Destino.
Non fanno?
Lo stesso.
Perchè sperare?
- Tutto è
sognare.
Fernando Pessoa
Dipinto: "Il giardino del poeta" di A.Chiodo
Se è vero che la poesia è in grado di esprimere ogni più recondita emozione, in questa lirica è sufficiente il suono delle parole di chi si ama per scatenare il furore dei turbamenti che si impossessano del cuore, del corpo.
"Rumore di pelle sul pavimento" è l'immagine che Alda Merini offre al subbuglio dei sensi in un culmine di esaltazione quasi adolescenziale. Non a caso questa poesia è stata inserita in una raccolta edita da Salani, intitolata "Folle, folle, folle di amore per te - Poesie per giovani innamorati". Sì, per giovani innamorati, anche se sappiamo bene che, quando si parla d'amore, l'età dell'adolescenza non è mai fissa nel tempo: può esplodere in qualunque momento della vita di un uomo o di una donna... scompigliandone le certezze.
L'ora più solare per me
quella che più mi prende il corpo
quella che più mi prende la mente
quella che più mi perdona
è quando tu mi parli.
Sciarade infinite,
infiniti enigmi,
una così devastante arsura,
un tremito da far paura
che mi abita il cuore.
Rumore di pelle sul pavimento
come se cadessi sfinita:
da me si diparte la vita
e d'un bianchissimo armento io
pastora senza giudizio
di te amor mio mi prendo il vizio.
Vizio che prende un bambino
vizio che prende l'adolescente
quando l'amore è furente
quando l'amore è divino.
Alda Merini
Se un professore di lettere che scrive poesie (e le canta pure), in piena notte, da solo in casa, resta senza luce e con le parole giuste, proprio quelle, da fermare sul foglio... può anche succedere che tiri giù dal letto un amico... e gli detti per telefono il testo di una canzone meravigliosa.
"Fernando Pessoa chiese gli occhiali e si addormentò e quelli che scrivevano per lui lo lasciarono solo, finalmente solo..."
Ecco come inizia "Le lettere d'amore (Chevalier de pas)": citando nel titolo il primo personaggio inventato da Pessoa, al quale scriveva da bambino... ed immaginando l'ultimo giorno di vita del poeta grazie ai versi scritti dall'eteronimo Alvaro de Campos pochi giorni prima di morire.
"E la finì di mascherarsi dietro tanti nomi,
dimenticando Ophelia
per cercare un senso che non c'è
e alla fine chiederle:
-Scusa se ho lasciato le tue mani,
ma io dovevo solo scrivere, scrivere,
scivere di me... -
Ophelia Queiroz era la donna che riceveva le lettere d'amore di Pessoa. Lettere allegre, affettuose, fitte di baci e appuntamenti che, quasi senza motivo, a un certo punto cessarono. Lettere ridicole? Sì, per Pessoa le lettere d'amore erano ridicole: proprio perchè parlavano d'amore.
"E costruì
un delirante universo senza amore
dove tutte le cose
hanno stanchezza di esistere
e spalancato dolore."
"E capì tardi che dentro
quel negozio di tabaccheria
c'era più vita di quanta ce ne fosse
in tutta la sua poesia;
e che invece di continuare a tormentarsi
con un mondo assurdo
basterebbe toccare il corpo di una donna,
rispondere a uno sguardo..."
La voce di Vecchioni è accorata e persuasiva, gli archi la accompagnano appena... quasi a sottolineare l'errore da non commettere, in un crescente rimpianto.
"...le lettere d'amore
che avevo immaginato,
ma mi facevan ridere
magari fossi in tempo,
se avessi ancora il tempo
per potertele scrivere..."
Il testo della poesia di Alvaro de Campos:
Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgemene
lettere d'amore ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere d'amore
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).
Alvaro de Campos, 21 ottobre 1935
Il video "Le lettere d'amore" è stato realizzato da Michelangelo Gargiulo.