"Mi sto torturando la mente per spremerne fuori una formula che esprima in modo adeguato la particolarità di Eugène Delacroix." Scrisse Baudelaire, grande estimatore e amico dell'artista...
"...egli esprime soprattutto ciò che è più segreto del cervello, l'aspetto stupefacente delle cose, tanto la sua opera ritiene, senza alterarli, l'impronta e l'umore della sua concezione. E' l'infinito nel finito. Sì, è il sogno! "
Eugène Delacroix nasce nel 1798 in una famiglia colta e agiata, che gli permette di seguire le naturali inclinazioni verso la letteratura e l'arte: dimostra di possedere un talento innato, ancora ragazzo vince premi per il disegno e lo studio. In seguito alla morte dei genitori decide di dedicarsi completamente alla pittura: riceve lezioni tradizionali, trascorre molti pomeriggi al Louvre, esercitandosi nelle copie delle grandi opere, ma soprattutto frequenta Théodore Géricault, precursore di quel nuovo movimento artistico di cui Delacroix diventerà il maggior esponente: il romanticismo. All'età di 24 anni incuriosisce il pubblico presentando "La barca di Dante", opera densa di drammaticità e di ricchezza cromatica, ma è il successivo "Il massacro di Scio" ad eccendere interesse ed entusiasmo anche tra i critici. I veri protagonisti delle scene di Delacroix sono le immagini della fantasia e i turbamenti dell'animo, resi violenti e incalzanti dall'uso del colore in contrasti netti e vivaci tanto da scuotere l'osservatore, da emozionarlo: grande innovazione rispetto al freddo mondo della realtà classica dipinta fino a quel momento. Nonostante la notevole mole di produzione artistica, che gli serve anche per guadagnare e vivere, la sua personalità vivace e poliedrica lo porta a frequentare con molto successo i più esclusivi salotti francesi, gli vengono commissionate diverse opere dal governo e viene invitato a partecipare ad una visita di Stato in Marocco. Il viaggio sarà per l'artista una straordinaria fonte di ispirazione: le suggestioni che lo colpiscono osservando la semplicità contemplativa degli uomini che sembrano indifferenti allo scorrere del tempo e la sensualità delle bellissime odalische di un harem, verranno trasferite nei suoi quadri con giochi di colore tanto abili da evocarne l'intimità, il sogno. Tornato in Francia, raggiunge il massimo traguardo della carriera dipingendo vasti affreschi nei più importanti edifici della capitale, dpingerà fino alla morte, nel 1863, lasciando dietro di sè numerose opere incompiute e l'appassionata forma d'arte che influenzerà i giovani pittori di tutto il XIX secolo.
24 dicembre 1818: ad Oberndorf, località nelle vicinanze di Salisburgo, il pastore della chiesa di St. Nicholas si incammina verso l'abitazione di Franz Gruber un insegnante di musica. Si chiama Joseph Mohr, ha con sè i versi gioiosi di una poesia che ha scritto pochi anni prima per celebrare la nascita di Gesù e desidera che venga composto un accompagnamento per chitarra in modo da poter presentare un canto nuovo durante la messa di mezzanotte.
Qualcuno racconta che l'organo della chiesa fosse stato rovinato dai topi e da qui nascesse l'esigenza di una melodia suonata da uno strumento diverso; altri affermano che Mohr amasse così tanto il suono della chitarra da preferirlo agli altri per la sua composizione... in realtà non si conoscono le motivazioni di questa scelta, ma si sa per certo che quella sera, durante la messa di mezzanotte, Joseph Mohr e Franz Gruber intonando per la prima volta "Stille Nacht! Heilige Nacht! " crearono un'atmosfera così calda e coinvolgente da incantare tutti i presenti.
Un costruttore d'organo, Karl Mauracher, dopo aver riparato lo strumento della chiesa di St. Nicholas, ottenne una copia dello spartito, così il canto natalizio cominciò il suo viaggio in tutto il mondo.
Quando la melodia di "Stille Nacht" divenne celebre, si pensò che fosse stata composta da Haydn, Mozart o Beethoven, così, sebbene Franz Gruber avesse più volte dichiarato di esserne l'autore, morì senza alcun riconoscimento. Soltanto pochi anni fa fu trovato un manoscritto di Mohr in cui risultava che il nome dell'autore della musica era effettivamente Gruber.
Joseph Mohr, rimase un modesto curato e utilizzò tutti i suoi guadagni per l'educazione e l'istruzione dei bambini della zona in cui era stato assegnato come pastore.
E la chiesa di St. Nicholas?
Fu demolita nei primi anni del '900 a causa delle inondazioni che l'avevano resa pericolante, ma dal 1937, anno della sua ricostruzione, continua ad essere meta di pellegrinaggi in tutti i periodi dell'anno e, naturalmente, soprattutto a Natale. Un peccato non poterla visitare, ma sul sito dedicato a "Stille Nacht" è possibile vedere attraverso una web-cam l'ingresso della cappella.
Ora "Stille Nacht", nata dall'ispirazione di due uomini semplici, è cantata in più di 120 lingue diverse: ha attraversato ogni confine, ogni barriera e sulle sue note... arriva Natale.
Stille Nacht! Heil'ge Nacht!
Alles schläft, Einsam wacht
Nur das traute heilige Paar.
Holder Knab' im lockigten Haar;
Schlafe in himmlischer Ruh!
Schlafe in himmlischer Ruh!
E' successo. Succede talvolta di raggiungere quel paese immaginario da cui non si ritorna mai uguali a prima.
Consolata, e tormentata dai ricordi, la vita sembra scorrere troppo lentamente per quanto è tesa nella speranza di partire di nuovo...
Solo un poeta poteva trovare le parole per descrivere quel viaggio.
Ecco Baudelaire:
Bimba mia, mia sorella
pensa alla dolcezza
d'andare a vivere insieme laggiù!
Amare a bell'agio,
amare e morire
nel paese che ti somiglia
I soli umidi
di quei cieli torbidi
hanno per il mio spirito gli incanti
sì misteriosi
dei tuoi occhi infidi
che brillano attraverso le lacrime
Tutto, laggiù, è ordine e beltà
lusso, calma e voluttà.
Mobili rilucenti, levigati dagli anni,
ornerebbero la nostra stanza;
i più rari fiori,
che uniscono i loro odori
ai vaghi profumi dell'ambra,
i ricchi soffitti,
gli specchi profondi,
lo splendore orientale,
tutto parlerebbe,
segretamente all'anima
la sua dolce lingua nativa
Tutto, laggiù, è ordine e beltà
lusso, calma e voluttà.
Guarda su quei canali
dormir quei bastimenti
dall'estro vagabondo:
solo per saziare
ogni tuo desiderio
vengono dai confini del mondo.
I soli occidui vestono i campi,
i canali, l'intera città,
di giacinto e d'oro;
s'addormenta il mondo
in una calma luminosità.
Tutto, laggiù, è ordine e beltà
lusso, calma e voluttà.
Dipinto di Tilly Strauss
Non esiste un dolore paragonabile al tradimento di qualcuno che ha conquistato tutta la considerazione e la fiducia di una persona: la sofferenza è atroce perchè non solo fa crollare un intero mondo costruito intorno a chi si credeva un punto di riferimento degno di amore e di rispetto, ma mette in discussione il giudizio che ognuno ha di se stesso, della propria capacità di giudizio, della propria autostima. Se poi una delusione così forte viene vissuta in età giovanile, quando l'entusiasmo di potersi affidare ad un essere considerato speciale è alle stelle, l'effetto diventa devastante. Il giovane di Spoon River aveva investito ogni ideale in un uomo che si è rivelato falso e bugiardo. Lee Masters fa gridare la sua rabbia con parole dure, incandescenti ed una triste ammonizione.
Robert Southey Burke
Ho speso il mio denaro tentando
di farti eleggere Sindaco,
A. D. Blood.
Per te sono stato prodigo di ammirazione,
ai miei occhi eri quasi l'uomo perfetto.
Tu hai divorato la mia personalità,
e l'idealismo della mia giovinezza,
e la forza di una fedeltà nobilissima.
E tutte le mie speranze nel mondo,
e tutta la mia fede nella Verità,
si sono fuse nel calore accecante
della mia devozione per te,
e riplasmate nella tua immagine.
E poi quando ho scoperto chi eri:
che la tua anima era meschina
e false le tue parole
come i tuoi denti di porcellana biancoazzurra,
e i tuoi polsini di celluloide,
ho odiato l'amore che avevo per te,
ho odiato me stesso, ho odiato te
per la mia anima perduta e la mia
perduta giovinezza.
E dico a tutti, attenti agli ideali,
attenti con qualunque essere vivente
a gettar via il vostro amore.
Sulla tomba del sindaco A.D.Blood, Lee Masters ha giocato con la pena del contrappasso...
A.D.Blood
Se in paese pensate che il mio sia stato un buon lavoro
quando ho fatto chiudere i saloon e proibire il gioco delle carte
e ho trascinato la vecchia Daisy Fraser dal giudice Arnett,
in una delle tante crociate per ripulire la gente dal peccato,
allora perchè permettete che Dora, la figlia della modista,
e quel fannullone del figlio di Benjamin Pantier,
di notte usino la mia tomba come loro empio guanciale?
Edgar Lee Masters
Aosta, 25 giugno 2010
Il cielo trattiene ancora qualche venatura rosata quando le note del violino intonano "Si può fare" , quasi a preannunciare la gioia e la serenità che per due ore colmeranno gli animi degli spettatori che conquistano sedie, gradinate e sempre più numerose porzioni di prato.
Non c'è spazio questa sera, per la tristezza e la paura, Angelo lo spiega: la musica aiuta ad allontanare i sentimenti negativi, anche se non ci si può nascondere da essi.
La musica riesce a farli accettare, a sopportarli, a sublimarli... Non a caso i brani che ha scelto per questo concerto parlano dello scorrere della vita: "Domenica e lunedì", "Il giocatore di biliardo", "Vanità di vanità"... parole che esortano a cogliere il bello che viene regalato e a non dare troppa importanza a ciò che importante non è. Parole impegnative, ma cantate con ritmi vivaci, coinvolgenti e carichi di energia.
L'entusiasmo che scaturisce dal palco, attraverso le note dei musicisti, raggiunge proprio tutti: si battono le mani cantando dei tormenti amorosi, della morte che viene beffata, dei santi che ballano... Poi, i canti dedicati a un santo vero, San Francesco, nella parte più spirituale della serata.
Se la musica è trascendenza, quella di Angelo è però anche pura allegria e divertimento: "Alla fiera dell'est" viene accompagnata con tripudio dagli spettatori; "Cogli la prima mela", a ritmo di chitarre indiavolate e "La pulce d'acqua", in un crescere di applausi colmi di gratitudine e di balli sul prato, come accadeva tanti anni fa, quando ai concerti non si assisteva incollati alle sedie di un teatro.
Splendido? Strepitoso? Nessun aggettivo è in grado di esprimere pienamente le sensazioni che Angelo ha trasmesso con questo concerto. E' stata una carica di speranza, di fiducia nel futuro e di tanta, tanta gioia.
Nel giorno del mio compleanno, il più bel regalo.
Angelo Branduardi, Michele Ascolese e le loro chitarre...