Terezin, a pochi chilometri a nord di Praga, è il campo di concentramento diventato tristemente famoso come "campo dei bambini". Dal 1941 al 1945 ne transitarono circa 15.000, neonati compresi. Al termine della guerra ne tornarono meno di cento e nessuno di loro minore di quattordici anni. All'interno del campo gli adulti cercarono in tutti i modi di alleviare le sofferenze dei piccoli, innanzi tutto concentrando la loro presenza nelle case per i bambini in cui prigionieri insegnanti ed educatori riuscirono addirittura ad improvvisare una sorta di insegnamento clandestino; in seguito, allestendo con le immaginabili limitazioni, veri e propri laboratori di recitazione, di canto, pittura e poesia.
Utilizzando ogni tipo di carta reperibile, spesso i formulari già stampati del campo o le carte assorbenti, i bambini attraverso il disegno e la scrittura, diedero sfogo alla paura di ciò che vedevano, al dolore che provavano e ai sogni che per la maggior parte di loro non sono mai diventati realtà.
Molte sono le testimonianze giunte fino a noi, parlano di orrori e spaventi, di immagini di morte... eppure, come nelle righe di questa poesia, sono un inno alla vita.
Di nuovo l'orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederti morire!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. E' vietato morire!
Eva Pikova
Nata il 15. 5. 29 - morta il 18. 12. 43 ad Auschwitz
Disegno di Robert Bondy. Nato il 1. 3. 32 - morto il 6. 10. 44 ad Auschwitz
Un poeta cattura l'attenzione per i sentimenti che lascia trasparire nei suoi versi, a volte però, non ci sono allusioni velate: il linguaggio è cinico, crudo, e concede ben poco all'immaginazione.
Il carattere irruente e sovversivo di Majakovskij si manifestò prestissimo: per due volte fu arrestato e rilasciato dalla polizia zarista, la terza volta, ancora minorenne, rimase in carcere per alcuni mesi. In questi versi c'è tutta la consapevolezza di aver perso il momento "d'oro" dell'adolescenza nella cella di una prigione e il rimpianto, mitigato da un po' di cinica ironia, diventa sprezzante, senza cedere all'autocommiserazione.
Per i ragazzi c'è un sacco di roba da studiare.
S'insegna la grammatica a scemi di ambo i sessi.
A me invece
m'hanno scacciato dalla quinta classe.
Hanno cominciato a sbattermi nelle prigioni di Mosca.
Nel vostro
piccolo mondo
di appartamenti
crescono ricciute liriche per le camere da letto.
Che vuoi trovarci in queste liriche da cani pechinesi?
A me, per esempio,
ad amare
l'hanno insegnato
nelle carceri di Butyrki.
M'importa assai della nostalgia per il Bois de Boulogne,
e dei sospiri davanti ai panorami marini!
Io, ecco,
m'innamorai
dallo spioncino della cella 103,
di fronte all' "Impresa pompe funebri".
Chi vede tutti i giorni il sole
dice con sufficienza:
"Cosa saranno mai quei quattro raggi?"
Ma io
per un giallo illuminello
sopra un muro
avrei dato allora qualunque cosa al mondo.
Vladimir Majakovskij
Dipinto: "Sole" R.Ariante
C'è un'età in cui le parole ed i pensieri riescono ad essere spontanei perchè non ancora del tutto influenzati dal mondo degli adulti. E' l'età della scuola primaria, dei poeti bambini. I "malanni" della scuola sono sotto gli occhi di tutti e spesso se ne parla, per questo sono contenta di poter segnalare una bellissima iniziativa da parte di quella scuola che invece funziona. Dal 2000, la Scuola Primaria Toscanini di Torino, diretta dal Prof.Mario Dino, bandisce un concorso di poesia riservato ai bambini delle varie classi con una regolare giuria, una premiazione e la pubblicazione dei testi. Grazie al successo delle prime edizioni, dallo scorso anno il bando di concorso è stato esteso a tutto il territorio nazionale.
Da "Poesie e filastrocche. Luci e sprazzi di albe" (Ed.Il Capitello) sono tratti questi versi: il poeta visto da una bimba di nove anni.
E' una figura antica, con penna e calamaio... ma il turbamento è senza tempo e la poesia che nasce dalla piuma, sul foglio ingiallito, ha la stessa intensità di quella scritta sul quaderno a righe, con la sferografica.
Il poeta
afferra la piuma,
la inzuppa nel calamaio
e subito
un pensiero lo avvolge
è una rima.
Sul foglio di carta ingiallita
prende vita la poesia.
Nere son le parole
che scorrono una dopo l'altra
dolce è il loro significato.
L'emozione lo prende
fiumi di parole
dalla sua mano escono quasi tremanti.
E' l'alba
stanco per la notte
passata insonne
guarda il foglio
e con occhi umidi
e la mano stanca
si accorge
chè è nata la sua poesia.
Rachele Matteoli classe 4^ elementare
Istituto Comprensivo
"Iqbal Masih"
Bientina e Buti (Pi)
"Sognatore", un termine che fa pensare a qualcuno con la testa sempre persa tra le nuvole e una scarsa aderenza alla vita reale. Ci sono stati, invece, e ancora ci sono, personaggi con grandi sogni e grande determinazione nel vederli realizzati. Un nome: Martin Luther King. Dalla sua famosa frase "I have a dream" nascono queste pagine dedicate ai "miei" Sognatori e ai sogni, grandi o piccoli, di tutti.
Il sogno di Martin Luther King, pastore battista e uomo politico, era la libertà. Negli anni '50, in alcuni stati americani, la segregazione razziale era intollerabile. Un nero non poteva essere iscritto nelle liste elettorali, doveva frequentare scuole speciali, sui mezzi pubblici trovava sedili riservati ai bianchi su cui non poteva sedersi... veniva evitato, se non deriso o addirittura perseguitato.
King senti' fin da bambino, sulla sua pelle, tutto il peso di un odio gratuito, a cui non riusciva a dare spiegazioni. Crescendo, comprese la necessità di battersi per quel diritto di libertà assurdamente negato e agi'. Grazie al suo carisma ed alla passione con cui sostenne le proprie convinzioni, venne seguito da moltissime persone che si schierarono al suo fianco in una forma di lotta non violenta, ispirata al messaggio di Gandhi. Martin Luther King fu minacciato, aggredito ed arrestato. John Kennedy, non ancora presidente, pago' per lui la cauzione e continuo' a sostenere la sua causa. Grazie alla lotta non violenta, si ottenne l'abolizione della segregazione nelle scuole e nei servizi pubblici.
Nel 1963, King guido' una gigantesca manifestazione interraziale a Washington e pronuncio' il toccante discorso che iniziava con la frase "I have a dream":
"...E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".
Il sogno era davvero grande, non si è ancora interamente realizzato, ma Martin Luther King non riusci' a vederne che l'inizio: fu assassinato nel 1968.
Dipinto: "Della stessa sostanza dei sogni..." G.Galletta
Guardiamoci intorno e parliamoci chiaro, dice Brecht con questi versi: la natura dell'uomo è abietta e per migliorare un po' la sola cosa che serve, è il pane.
L'Opera da tre soldi, da cui è tratto questo brano, è una condanna senza appello alla borghesia. Nello sviluppo del racconto, i personaggi che inizialmente appaiono onesti e rispettabili, vengono trasformati dalla corruzione e dal denaro in criminali e sfruttatori. Può esserci un riscatto, una forma di salvezza? "La pappatoria viene prima, la morale dopo!" proclama uno dei protagonisti... il benessere offusca le menti, la pancia piena non fa esasperare gli animi.
Voi che alla retta via ci esortate
e ad evitare il fango del peccato
prima di tutto fateci mangiare
e poi parlate pure a perdifiato.
Voi che alla vostra ciccia tenete e al nostro onore,
date ascolto, sappiatelo, è così:
solo saziato l'uomo può farsi migliore!
Pochi discorsi, il punto è tutto qui.
Della gran forma di pane, una fetta
anche ai reietti e ai poverelli spetta.
Ahimè, di cosa vive l'uomo? Solo assaltando
gli uomini, torturando, depredando, sbranando.
Nel mondo l'uomo è vivo solo ad un patto:
se può scordar che a guisa d'uomo è fatto.
Signori, fate a meno d'imposture:
l'uomo vive di infamie e di brutture!
Voi che dite alle donne quando possono
alzare le gonne e stralunare gli occhi,
prima di tutto fateci mangiare,
poi se volete, potrete parlare.
Voi che godete a spese del nostro disonore,
date ascolto, sappiatelo, è così:
solo saziato l'uomo può farsi migliore.
Pochi discorsi, il punto è tutto qui.
Della gran forma di pane, una fetta
anche ai reietti e ai poverelli spetta.
Ahimè, di cosa vive l'uomo? Solo assaltando
gli uomini, torturando, depredando, sbranando.
Nel mondo l'uomo è vivo solo ad un patto:
se si può scordar che a guisa d'uomo è fatto.
Signori fate a meno d'imposture:
l'uomo vive d'infamie e di brutture!