Prendiamo una giovane illustratrice, lasciamola crescere, aspettiamo che diventi mamma e frequenti un po' di bambini... può diventare una combinazione esplosiva!
Chiara Rapaccini è un vulcano-donna di talento, idee e iniziative. Illustra libri per ragazzi, collabora con alcuni quotidiani, insegna, ma è anche scultrice, scenografa, ogni tanto disegna qualche cartone animato e allestisce mostre in giro per l'Italia. Sì, fa anche la mamma e con i bambini ha un feeling particolare perchè riesce a mettersi al loro livello e a guardare il mondo da quella prospettiva, così i suoi disegni sono decisi, buffi e coloratissimi. Ne è un recente esempio "L'uovo o la gallina", libro musicale di Faletti e Branduardi dalle fantasmagoriche immagini. Ma la sua gran voglia di raccontare non si ferma alle figure, Chiara Rapaccini è anche un'autrice di libri per ragazzi ed è un'autrice di successo perchè, quando si è piccoli, come poter resistere a titoli del tipo: "Mi sa che ciò la febbre" oppure "Mio fratello è una bestia (senza offesa per le bestie)"!? Sono testi che affrontano piccole e grandi tematiche con estrema ironia, la stessa della scrittrice, godibilissimi anche dagli adulti. Sul sito del gruppo Elio e le storie tese si può trovare una divertente recensione del libro "Babbi" che presenta varie tipologie di papà... da leggersi, assolutamente, e da riconoscersi.
Illustrazione: "Le elezioni" C.Rapaccini
Storia curiosa di bambino prodigio quella di Rubén Darío, che a cinque anni già componeva poesie e a tredici insegnava grammatica ai più piccoli e scriveva articoli sui giornali di provincia. La sua vita fu una lunga serie di viaggi che gli permisero di avvicinarsi agli autori europei, soprattutto francesi, e a farsi precursore di quel movimento chiamato modernismo, in cui la poesia diventa espressione intima di sentimenti trasformati in arte dalle parole. Raggiunse presto la notorietà grazie all'eccezionale talento, ma anche per l'indole buona e a tratti ingenua che lo caratterizzava e creava intorno a lui un'atmosfera di simpatia e di sostegno per le sue attività professionali. Nel 1893, accadde un avvenimento a dir poco grottesco: i fratelli della donna con cui aveva stretto un relazione, lo minacciarono, lo fecero ubriacare e lo costrinsero a sposare la ragazza. In effetti, se si pensa alla vicenda di Abelardo ed Eloisa, Darío fu decisamente più fortunato, però soffrì per tutta la vita questa costrizione: malgrado il congresso del Nicaragua avesse addirittura approvato una legge a misura della situazione, la moglie non concesse mai il divorzio. "Gossip" di fine secolo a parte, Darío è uno di quei poeti da riscoprire per i suoi versi sereni, appassionati, sorridenti.
Diventò celebre per il suo innegabile talento, ma anche grazie alla forte sete di indipendenza che le permise di affrontare con grande coraggio un mondo spesso ostile e prevenuto. Non era facile dipingere, per una ragazza del 1600, anche se figlia di un pittore... Donna affascinante e determinata, cresciuta tra tele e pennelli, Artemisia subì un'odiosa violenza da parte del suo maestro di pittura, nonchè amico del padre. Il processo che ne seguì fu talmente crudele ed umiliante da costringerla ad abbandonare Roma, ma fu così, correndo da sola, che riuscì a raggiungere i suoi desideri.
Ecco un esempio della forte personalità di questa pittrice: il dipinto che si vede qui a fianco si intitola "Autoritratto nell'allegoria della pittura". Per ritrarsi in questa posizione, e non semplicemente di fronte ad una tela, Artemisia dispose un gioco di specchi vicino al cavalletto, quasi una rivoluzione nella storia dell'autoritratto per quei tempi. Ha i capelli scompigliati, l'abito da lavoro con le maniche rimboccate e impugna il pennello: viva e battagliera. Inoltre la catena con la maschera e i colori cangianti del tessuto sono le caratteristiche dell'iconologia classica per rappresentare la pittura.
Ispirandosi a Caravaggio, che ammirava tantissimo, Artemisia dipinse una delle sue opere più celebri: "Giuditta che decapita Oloferne". Il quadro fu realizzato all'epoca del processo e il crudele realismo, la violenza e l'imperturbabile accanimento che ne emergono hanno suggerito ai critici d'arte che si sia trattato di una sorta di "regolamento di conti" da parte dell'artista.
Nei suoi viaggi toccò Firenze, Genova, Napoli, Londra, diffondendo le tecniche del realismo e del chiaroscuro, diventando famosa, ricercata e ammirata. Ricevette sostegno ed approvazione dai Buonarroti e dai Medici, diventò amica di Galileo Galilei e di Van Dick. Non sono molto numerose le opere che Artemisia ci ha lasciato, ma in tutte emerge la predilezione per una donna coraggiosa e indipendente, il suo sogno realizzato.
Se qualcuno avesse voglia di seguire le "tracce" di questa pittrice attraverso le strade di Roma, consiglierei di girare tra Piazza del Popolo e via Margutta con in mano il libro "Artemisia" di Alexandra Lapierre (Ed.Mondadori) che oltre ad offrire stralci del famoso processo ripescati tra gli archivi, descrive il quartiere degli artisti ed il centro della città con dettagli particolareggiati e molto suggestivi: diventa facile immaginarla, anche per chi non è propriamente un sognatore.
Un poeta innamorato e ben consapevole di vivere un momento irripetibile. Nell'antichità si credeva che ogni bene in eccesso provocasse invidia ed una conseguenza di influssi negativi. Per questo motivo Catullo esorta Lesbia a confondere l'esatta entità dei baci: il malocchio avrebbe colpito più difficilmente il loro amore.
Viviamo, mia Lesbia, e amiamo,
e i commenti dei vecchi bacchettoni
teniamoli in conto d' un soldo.
Il sole tramonta e risorge:
a noi, tramonta la nostra breve luce,
non resta che una notte di sonno senza fine.
Mille baci, dammi, e poi cento,
e poi altri mille, e altri cento,
e ancora ancora mille, e ancora cento.
Poi, arrivati a molte migliaia,
rimescoleremo il conto, per non sapere qual è,
o perchè qualche invidioso non ci faccia il malocchio,
sapendo l'esatto totale dei baci.
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis!
soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
Catullo
"La tredicesima storia"... e di storia si tratta: atmosfere cupe, misteri svelati poco per volta, personaggi improbabili eppure descritti con un'accuratezza che sa renderli reali.
Il risultato, è nascosto tra le pagine del libro, è l'autrice stessa che per voce della protagonista esprime il vero segreto di questo romanzo:
"Non posso fingere che le letture fatte da adulta equivalgano, quanto impatto sull'anima, a quelle di quand'ero piccola....... dentro di me resta sempre una brama nostalgica per il piacere perduto dei libri. Una brama che non ti aspetti certo di vedere soddisfatta."
Opera prima di una studiosa di letteratura francese (e sicuramente appassionata lettrice), questo libro appaga pienamente il piacere della lettura: coinvolge chi legge in una spirale di avvenimenti tali da rendere difficile la pausa tra un capitolo e l'altro, lascia spazio a riflessioni personali e, al termine, ogni più piccolo dettaglio trova la sua giusta collocazione, proprio come nelle storie che leggevamo da piccoli...
La trama:
Margaret Lea è una giovane donna che vive nel mondo tranquillo e sicuro della sua libreria poco frequentata. Un giorno le arriva una lettera: è Vida Winter a scriverle, un'anziana e famosa scrittrice di best-sellers che Margaret non ha mai letto. La richiesta è semplce e categorica: un soggiorno nello Yorkshire per scrivere la biografia di Vida Winter.
Incuriosita dall'offerta, che pare quasi un ordine, Margaret parte. Non immagina che, attraverso la storia che dovrà raccontare, al suo ritorno tutto per lei sarà cambiato.
Diane Setterfield "La tredicesima storia" Ed.Mondadori