Poeti e Sognatori

...Sembra uno spazio fuori dal mondo, ma non č cosė.
Il tempo che ti piace buttare, non è buttato.

John Lennon
Immagine
 La magia... di Alessandra Mazzucco

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 22:33:52, in Sguardi beffardi, linkato 39968 volte)

"Ci gridano: -La vostra letteratura non sarà bella! Non avremo più la sinfonia verbale, dagli armoniosi dondolii, e dalle cadenze tranquillizzanti!- Ciò è bene inteso! E che fortuna! Noi utilizziamo, invece, tutti i suoni brutali, tutti i gridi espressivi della vita violenta che ci circonda..." ...Facciamo coraggiosamente il "brutto" in letteratura, e uccidiamo dovunque la solennità."

Così scriveva Marinetti sul Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista e il Bombardamento che descrive in questi liberi versi è tra gli esempi più lampanti della rivoluzionaria poetica futurista.
Nasce da un'esperienza personale: tra il 1912 e il 1913, Marinetti si trova ad Adrianopoli, città turca in guerra contro la Bulgaria. Le figure onomatopeiche di cui si serve per ricreare i rumori delle deflagrazioni, vengono accostate alla ripetizione di vocali e consonanti dando origine ad una deformazione fonica particolare. L'intento non è solo di riprodurre l'atmosfera attraverso i suoni e la diversità dei caratteri: il testo poetico dev'essere letto ad alta voce, declamato! Un vero e proprio intreccio di arte figurativa, verbale e teatrale: la poesia come intuizione, contaminata da ogni forma espressiva.     
 
ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare

spazio con un accordo tam-tuuumb

ammutinamento di 500 echi per azzannarlo

sminuzzarlo sparpagliarlo all’infinito

      Nel  centro di quei tam-tuumb

spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati)

balzare scoppi tagli pungi batterie tiro

rapido Violenza ferocia regolarità questo

basso grave scandere gli strani folli agita-

tissimi acuti della battaglia Furia affanno

                       orecchie            occhi

                   narici              aperti attenti

forza che gioia vedere udire fiutare tutto

tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare

a perdifiato sotto morsi schiaffi traak-

traack frustare pic-pac-pum-tumb bizz-

zzarie salti altezza 200m. della fucileria

Giù giù in fondo all’orchestra stagni

             diguazzare               buoi bufali

pungoli carri pluff plaff            inpen-

impennarsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack

lari nitriti iiiiii….. scalpiccii tintinnii 3

battaglioni bulgari in marcia croooc-craac

[LENTO DUE TEMPI] Sciumi Marita

 o Karvavena croooc craaac grida degli

 ufficiali sbataccccchiare come piattttti d’otttttone

pan di qua paack di là cing buuum

 cing ciack [PRESTO] ciaciaciaciaciaak

 su giù là là in-torno in alto attenzione

sulla testa ciaack bello            Vampe
                            vampe
         vampe                                                             vampe
      vampe                                                                 vampe
              vampe                 ribalta dei forti die-
                  vampe
               vampe

tro quel fumo Sciukri Pascià comunica tele-

fonicamente con 27 forti in turco in te-

desco allò Ibrahim Rudolf allô allô

attori ruoli                echi suggeritori

                scenari di fumo foreste

applausi odore di fieno fango sterco non

sento più i miei piedi gelati odore di sal-

nitro odore di marcio   Timmmpani

 flauti clarini dovunque basso alto uccelli

cinguettare beatitudine ombrie cip-cip-cip brezza

verde mandre don-dan-don-din-béèé tam-tumb-

tumb tumb tumb-tumb-tumb

-tumb Orchestra          pazzi ba-

stonare professori d’orchestra questi bastonatissimi

 suooooonare suooooonare Graaaaandi

fragori non cancellare precisare ritttttagliandoli

 rumori più piccoli minutissssssimi rottami

di echi nel teatro ampiezza 300 chilometri

quadrati                 Fiumi Maritza

Tungia sdraiati                          Monti Rò-

dopi ritti                    alture palchi log-

gione 2000 shrapnels sbracciarsi ed esplodere

 fazzoletti bianchissimi pieni d’oro Tum-

tumb                                 2000 granate

protese strappare con schianti capigliature

 tenebre zang-tumb-zang-tuuum-

tuuumb orchestra dei rumori di guerra

 gonfiarsi sotto una nota di silenzio
                   tenuta nell’alto cielo pal                  -lone

sferico dorato sorvegliare tiri parco aerostatico Kadi-Keuy .  

Filippo Tommaso Marinetti 

Dipinto: "Ritratto di Marinetti" di C.Carrà

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Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 22:24:20, in Tra lacrime e sorrisi, linkato 3173 volte)

Forse i boss mafiosi sono stati tra i primi a non fidarsi degli sms per comunicare tra loro e a tornare al buon vecchio metodo del "bigliettino"... di sicuro non esiste nessun database che registri ciò che si scrive sulla carta e un foglietto si può distruggere con estrema facilità (volendo si può anche ingoiare!). Ma, come sempre, tutto è in mano al destino: a volte, basta una piccola distrazione per combinare un bel guaio. Trilussa, celebre poeta dialettale, con le sue rime in romanesco dipinge un'immagine dolce e spudorata al tempo stesso: sembra di vederla questa mamma distratta, seduta sulla panchina, con uno sguardo alla bimba ed uno al cancello...   
 
Vicino a la fontana de la villa
c'è una bella signora che ricama
un fascio de papaveri de stama
su un telarino lilla.
Ogni tanto se vorta e dà un'occhiata
a la pupa che gioca e, un po' più spesso,
laggiù, dove comincia l'arberata,
ar cancello d'ingresso.
- Che fai, Ninnì? perchè nun giochi a palla?
- Lo vedi, mamma? Ho fatto una barchetta,
però me c'entra l'acqua e nun sta a galla...-
(La madre nun s'è accorta che la pupa
j'ha preso un fojo drentro la borsetta.)
- Tesoro mio, sta' attenta,
chè te se sciupa l'abbituccio bello:
se fai così, chissà che te diventa!...-
E ritorna a guardà verso er cancello.
La barca va, ma nun s'aregge dritta,
e a un certo punto sbatte in uno scojo,
se piega, s'apre e comparisce un fojo
che se spalanca da la parte scritta:
"Mario adorato! Passa verso sera
chè parleremo più libberamente.
Appena hai letto, strappa. Fa' in maniera
che la pupetta nun capisca gnente..."

 
Trilussa
 
Cartolina antica: Fontana dei Cavalli Marini. Villa Borghese. Roma
 

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Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 22:17:00, in I Poeti, linkato 3202 volte)

"...Io lasciai la mia classe e feci lega con la gente del basso ceto". Così nacque l'arte di Bertold Brecht. 

Poeta, drammaturgo e regista teatrale, nasce in una famiglia agiata ad Augusta, in Baviera, nel 1898. Durante gli anni del liceo, in piena guerra, manifesta un forte atteggiamento antimilitarista che gli crea non pochi problemi. "Solo degli stupidi possono essere così vanitosi da desiderare la morte, tanto più che pronunciano simili affermazioni quando si ritengono ancora ben lontani dall'ultima ora..." scrive in un tema dedicato a chi muore per la patria e ben presto, attraverso le sue opere, darà voce alle decise convinzioni pacifiste e antiborghesi. 
Il carattere dei suoi componimenti è infatti prevalentemente sociale, ma trovano spazio anche l'amore, la morte, la natura, gli oggetti... Brecht è un poeta che attrae per il linguaggio diretto: non solo rime, ma una forma esplicita e spontanea, quasi colloquiale e ricca di immagini.Nei testi teatrali, pungenti, e sciolti dalle regole della retorica, riesce a suscitare nello spettatore la presa di coscienza delle disuguaglianze sociali con una conseguente spinta al dibattito ed alla critica. L' "Opera da tre soldi" è forse la più celebre delle sue produzioni: Brecht, pochi mesi prima di morire, riesce ad assistere alla prima di Milano, diretta dal Maestro Giorgio Strehler. Un successo. 

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Di Alessandra Mazzucco (del 05/04/2008 @ 18:49:00, in Sogni sul pentagramma, linkato 3789 volte)

"Un medico" è uno dei personaggi che Fabrizio De Andrè, con l'arte poetica che lo distingueva, trasferì dall' "Antologia di Spoon River" di E. Lee Masters, all'album "Non al denaro non all'amore nè al cielo". Un idealista che assiste al crollo dei suoi sogni, in una realtà ben lontana dalla sua immaginazione ed una scelta: l'Elisir Di Lunga Vita, la truffa.
De Andrè pone l'accento sul sogno bambino di diventare medico, vocazione che si realizza per amore. Ma l'amore non basta: si devono fare i conti con "gli altri" e con l'implacabile lotta per la sopravvivenza. Come si possono mantenere una moglie, dei figli, cercando di guarire malati tanto poveri da non poter pagare? E' molto amara l'accusa verso i colleghi, ora si chiama "mobbing", ma è un fenomeno sempre esistito, così come è sempre esistito l'imbroglio, visto in questo caso come crimine necessario.
Non c'è condanna nelle parole del cantautore, nè in quelle del poeta: il medico ha pagato, in una cella, "dottor professor truffatore imbroglione".       
  
Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti
Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore,
perché i ciliegi tornassero in fiore
E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione
E i colleghi d' accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare
E allora capii fui costretto a capire
che fare il dottore è soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame
E il sistema sicuro è pigliarti per fame
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza,
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l' etichetta diceva: elisir di giovinezza
E un giudice, un giudice con la faccia da uomo
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione
  
Bentivoglio e De Andrè

 

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Di Alessandra Mazzucco (del 05/04/2008 @ 18:30:53, in I Sognatori, linkato 2016 volte)

Tra i suoi amici c'erano Pavese, Hemingway, De Andrè... e già questo basterebbe per invidiarla un po'. Se poi pensiamo che ha vissuto e portato in Italia il sogno di un'intera generazione d'oltreoceano... In un'epoca in cui per una donna è quasi impensabile staccarsi dal tradizionale ruolo di moglie e madre a tempo pieno, Fernanda Pivano va contro corrente ritrovandosi con tutte le carte in regola per intraprendere una straordinaria carriera. E' colta, libera e intraprendente, ma soprattutto, possiede un singolare talento: sa come cogliere l'anima dei poeti. Se ne accorge ben presto Cesare Pavese, che per introdurre in Italia l' Antologia di Spoon River, chiede la traduzione proprio a lei. 
E' il 1943: nel bel mezzo di un regime totalitario e di un conflitto spietato, la libera voce di Edgar Lee Masters diventa italiana, senza forzature nè costrizioni, con la stessa musicalità della voce americana, gli stessi respiri del poeta.             
Gli anni del dopoguerra trascorrono in un crescendo di speranza, impegno e lavoro. Fernanda Pivano entra in contatto con Ginsberg e Keruac, iniziando con loro una leggendaria corrispondenza, scrive introduzioni per i loro testi e li traduce: ne diventa l'anello di congiunzione con il pubblico italiano. Così nel 1960, un americano vestito da impiegato, barba ispida e aria sospettosa, decide di vedere che faccia ha quest'italiana tanto occupata con la nuova poesia del suo paese. Si tratta di Gregory Corso, uno dei poeti più significativi di quel periodo. Con il suo arrivo Fernanda capisce di avere di fronte il grande poeta di un mondo nuovo, di essersi infilata nel cuore della letteratura americana, di iniziare una rischiosa avventura senza incoraggiamenti, con molta incoscienza ed assoluta passione. 
Verrà premiata: da quel momento la sua voce sarà la voce della protesta senza armi, del sogno di un mondo pacifico e libero da ogni forma di imposizione,
sarà la voce del grande miraggio di un'epoca, inseguito a ritmo di poesia.
 

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